La vita non è una tragedia in primo piano, ma una commedia in campo lungo.
Se i gatti scomparissero dal mondo, Kawamura Genki

La vita non è una tragedia in primo piano, ma una commedia in campo lungo.
Se i gatti scomparissero dal mondo, Kawamura Genki
Non avevo mai annotato i numeri su una rubrica cartacea, né quello dei miei migliori amici o del dormitorio, né tantomeno quello dei miei genitori. Avevo affidato al cellulare sia i miei legami che la mia memoria. Spaventoso.
Se i gatti scomparissero dal mondo, Kawamura Genki
Mi pare che esista una teoria in base alla quale uomini e donne uscirebbero dalla sofferenza migliori e più forti.
Rebecca la prima moglie, Daphne du Maurier
Firenze. La polizia indaga sulla morte di Luca Salieri, scavando nella vita di questa giovane vittima. Morte accidentale, suicidio o omicidio?
Il libro ci presenta il punto di vista di tre persone, il morto che ha ancora bisogno di parlare, la sua fidanzata che vuole solo sapere (“tutto è’ preferibile all’ambiguità, all’oscurità”) e l’amante, che perde l’unico legame, degno di chiamarsi tale.
La morte stravolge, mette in discussione, si conosce veramente la persona che ci ha lasciati?
In una prosa sempre delicata, introspettiva, elegante, un mistero si intreccia allo scavo psicologico dei protagonisti.
Non sono stata “trascinata” come in “Non mentirmi”, non è scattata la scintilla. Ho trovato molto originale l’idea di dare la parola al defunto ragazzo, per il resto non mi ha appassionata.
Se i telefoni scomparissero dal mondo?
Se i film scomparissero dal mondo?
Se gli orologi scomparissero dal mondo?
Se i gatti scomparissero dal mondo?
Il protagonista di questo bellissimo romanzo breve e’ un giovane postino, la sua unica compagnia e’ un gatto dal nome Cavolo. Una vita ordinaria, come tante, sconvolta quando da un banale mal di testa, scopre di avere un male incurabile e di avere ancora poco da vivere. Panico, disperazione totale, fino a quando ci mette lo zampino il diavolo (altrimenti detto Aloha), con il quale stringe un patto. “Per ottenere qualcosa, devi sacrificare qualcosa”: un giorno di vita in più, se fai scomparire qualcosa da questo mondo. Come non accettare!
Alla fine, il protagonista dopo sei giorni pazzeschi tra la scoperta di un male incurabile e il diavolo che fa la sua comparsa con un patto, arriva a comprendere quanto bella sia la vita, chi sono le persone importanti, e afferrato il valore di tutte le cose più preziose e insostituibili. Letteralmente ha esplorato daccapo il suo mondo, osservato con una nuova prospettiva, e scoperto come anche la più banale e monotona quotidianità sia bella!
Una storia toccante e molto dolce, un protagonista che non si prende mai sul serio e una riflessione profonda sul senso della vita e sulla morte.
(Ps per gli appassionati di letteratura giapponese, l’influenza di Murakami è evidente!)
E l’odio è un passaggio fondamentale quando si tratta di dimenticare qualcuno.
Queenie, Candice Carty-Williams
A Biloxi, cittadina americana che affaccia sul Golfo del Messico, è ambientato questo libro di Grisham.
Quando il Proibizionismo travolse l’America, a Biloxi non se ne accorse nessuno. L’alcol scorreva a fiumi. Al bere si affiancò il gioco d’azzardo, i bordelli erano sempre esistiti frequentati anche da poliziotti e politici, le droghe facili da trovare. “A Biloxi e’ così” questo si diceva. La corruzione, l’ostacolo più grande a qualsiasi tipo di riforma, era dilagante; politici e poliziotti chiudevano un occhio ed erano facili “da comprare.”
Keith Rudy e Hugh Malco sono i ragazzi di Biloxi. Provengono entrambi da famiglie di immigrati croati e sono cresciuti assieme. Hanno frequentato le stesse scuole, praticato baseball nella stessa squadra. Crescendo hanno però preso strade diverse. Hugh figlio di Lance Malco, ricalca le orme del padre nella malavita. Keith, allo stesso modo, ma sul fronte opposto, a difesa della legge e dei diritti.
Il romanzo e’ un racconto dettagliato della rivalità dei padri prima e dei figli dopo. L’eterna lotta tra bene e male, tra buoni e cattivi, in un susseguirsi di eventi e lotte giudiziarie.
E con un finale di profonda riflessione sulla pena di morte. “Se uccidere è sbagliato, perché consentiamo allo stato di uccidere?”
Bello, dal ritmo incalzante, avvincente, mai noioso.
Quello che conta davvero è imparare a pensare in modo autonomo, a sentire in modo autonomo, ad analizzare in modo critico. Solo così potrai capire il mondo.
The perfect day, Romy Hausmann
Tutti ci siamo fatti qualche graffio nel corso della vita. E non è detto che siano visibili dall’esterno.
The perfect day, Romy Hausmann
Il mondo è diviso a metà, una parte va a lavorare, l’altra passa il tempo a giudicarti.
Serenata senza nome, Maurizio De Giovanni
Ho 17 anni.
Non so che non avrò mai più diciassette anni, non so che la giovinezza non dura, che è solo un istante, che scompare e quando te ne accorgi è troppo tardi, è finita.
Non mentirmi, Philippe Besson
Meglio morire con onore che vivere con vergogna.
Mia sorella è una serial killer, Oyinkan Braithwaite
Siamo a Berlino, anni 2000.
Chi racconta e’ Ann, figlia del presunto killer dei nastri rossi, che ha rapito ed ucciso 9 bambine nell’arco di 13 anni. Il papà, Walter Lesniak, professore universitario berlinese,
noto antropologo.
Ann, che crede fermamente nell’innocenza del padre, lavora in un fast food, per occupare la mente che altrimenti si abbandonerebbe alla disperazione; per viltà o egoismo si inventa di avere una figlia, per aver la possibilità di essere qualcun altro e non la figlia del padre.
Prova un dolore lancinante, un dolore che lacera ogni parte del corpo, che fa sussultare il cuore e impazzire il cervello. La figlia di colui che tutti credono un assassino, con un modus operandi ben preciso.
Decide di cominciare a indagare, capire cosa realmente e’ successo. Suo padre non è un assassino, ne ha la certezza. Aiutata da un amico giornalista, intraprenderà una strada che la porterà a conoscere i lati più oscuri dell’Animo umano. (E laddove polizia, indagini non erano arrivati. Questo lascia un po’ perplessi, ma e’ un libro, una storia inventata e va bene così).
Un thriller psicologico, con un “finale riflessivo” che ci trascina nel mondo delle emozioni e tocca ogni coscienza.
“Dovremmo essere grati per il potere delle nostre emozioni, quelle positive necessarie per il percorso di crescita di ognuno e ahimè quelle negative” parole di Romy Hausmann.
“A tutte le Queenie che ci sono in giro; siete abbastanza, fidatevi di me”.
“Sono piena di lati peggiori.
Sono tutta un lato peggiore”.
Queenie e’ una ragazza di colore, giamaicana, che è cresciuta e vive a Londra, lavora nella redazione di un giornale, circondata da bianchi. Ha tre amiche del cuore e un ragazzo, Tom, che dopo tre anni ha chiesto una pausa di riflessione.
In attesa di recuperare il suo rapporto con Tom, per non pensare, iscritta ad un sito per single, si lancia in una serie di incontri disastrosi, di rozzi maltrattamenti, sperimentando una serie di fallimenti che le saranno in qualche modo “utili”. Cosa ha di sbagliato Queenie? Nulla, se non imparare ad amare di più se stessa.
Gentrificazione, razzismo, lotte sociali, discriminazioni, l’amicizia femminile, i temi ricorrenti in questo libro all’apparenza frivolo, ma che non lo è affatto; tratta, inoltre, contenuti molto attuali. Alla ricerca della propria identità, assistiamo ad una crescita della protagonista, che riesce, seppur a fatica, ad uscire dagli abissi e ad amarsi di più.
Un libro scorrevole, piacevole, con qualche spunto di riflessione, quanto poco si capisce di un problema di una persona semplicemente guardandolo dal di fuori. Consigliato!!
Inghilterra del 900. Una donna, avvolta dalla rassicurante corazza della mezza età, racconta la storia del suo passato.
Da giovane dama di compagnia di una nobile signora, a Montecarlo, incontra il ricco ed affascinante vedovo Maxime de Winter. Dopo sole poche settimane, e nonostante la differenza d’età, le chiede di sposarlo e lei, innamorata persa, accetta entusiasta.
Ma arrivata alla splendida dimora di Manderley, castello imponente colmo di grazia e bellezza, incastonato tra praterie d’erba e muschio, si rende conto che l’ombra di Rebecca, la moglie defunta incombe pesantemente su di loro quotidianamente.
La giovane sposa e’ circondata da persone che ricordano costantemente e con grande rispetto la prima moglie, come se non fosse mai morta: i domestici, gli amici della contea, i dipendenti.
Per tutto il libro non conosceremo il nome della protagonista, espediente saggiamente portato avanti dalla scrittrice, in segno di completo annullamento della protagonista che soccombe al ricordo della defunta, vivendo cercando di compiacere il marito ed accattivarsi le simpatie della servitù.
Drammatico, che sfocia nel giallo solo verso la fine, è un lungo (e a volta monotono) flusso di coscienza della protagonista. Belle le ambientazioni, sapientemente descritte, l’affascinante castello di Manderley, lo sfondo a tutte le vicende. Evidenti le atmosfere ottocentesche romantiche. L’ho trovato un po’ lento, a volte ridondante, estremamente descrittivo, armatevi di pazienza nel leggerlo.
Una bellissima ragazza senza nome, trovata cadavere in un vecchio manicomio nel ferrarese.
Nives Bonora, ispettore passionale e coraggiosa alla sua prima indagine e alle prese con una vita personale complicata dal passato sofferente, un padre ex carabiniere, una nonna adorabile ed una relazione segreta con un collega suo superiore tra l’altro. La vita della ragazza “morta“ si intreccia con le vicende di alcune famiglie benestanti ferraresi in un susseguirsi di situazioni.
Mi è piaciuto il personaggio di Nives, donna fragile, ma caparbia, perennemente in difesa del suo equilibrio interiore e della sua posizione di donna in un ambiente prettamente maschile.
Avevo iniziato a leggerlo, poi mollato. Ho voluto dargli una seconda possibilità, ma non mi ha convinta. Un finale aperto che punta evidentemente al seriale. Una trama non fluida, ho fatto fatica a starle dietro.
Terzo ed ultimo della serie dopo Requiem e Oblio.
Siamo sempre a Haugesund, costa occidentale di una Norvegia agreste.
Ancora protagonisti il giornalista Viljar, claudicante a causa di una sparatoria dove è rimasto coinvolto e l’investigatrice Lotte Skeisvoll, tormentata dal ricordo della sorella morta.
Un assassino opera con una particolare forma di sadismo, compiendo efferati delitti; le vittime muoiono a causa di pene atroci. Cosa hanno in comune o meglio chi hanno in comune le vittime? Proprio lei, Lotte. Si tratta di suoi amici di gioventù.
Un Killer inumano, estremamente sociopatico
Si muove fra i fiordi norvegesi seminando il panico.
Continui sono i richiami ad episodi precedenti, il libro vive di vita autonoma e può essere letto anche se non si conoscono gli altri, ma conoscere i due precedenti aiuta ad entrare nella psicologia dei personaggi e facilita la trama.
Una fitta ragnatela dove vecchie storie del passato si intrecciano con il presente, dove i morti parlano. Suspense e azione non mancano in tutto il libro fino all’epilogo. Scrittura scorrevole come sempre, priva di fronzoli, diretta al punto.
Realtà o finzione?
Il dubbio che si ha durante la lettura di questo thriller psicologico.
Luca e’ in un ospedale psichiatrico, decide finalmente di raccontare alla sua psichiatra cosa e’ successo il giorno che ha cambiato completamente la sua vita ovvero quando la polizia ha trovato otto cadaveri in un rifugio, e lui coperto di sangue, ma privo di memoria.
Parallelamente c’è’ la storia di Ilan che un giorno riceve la telefonata della sua ex fidanzata Chloe, che ha scoperto l’ingresso di Paranoia, un gioco di ruolo, il cui slogan e’: il gioco dalle possibilità illimitate. Per trecentomila euro, avrete il coraggio di affrontare le vostre paure più intime? Un gioco dove realtà e finzione sono strettamente interconnesse.
In un labirintico ospedale psichiatrico abbandonato, sulle Alpi Francesi, assieme ad altre sette persone inizierà il “gioco”, che presto diventa il pretesto per confondere le idee, confondere i confini tra finzione e realtà, creando una dimensione irreale in cui tempo e spazio sono completamente distorti.
La storia e’ un vero e proprio rompicapo, un enigma dall’inizio alla fine. L’attenzione del lettore e’ messa a dura prova, realtà e fantasia si confondono costantemente. Il finale abbastanza prevedibile, ma mi è piaciuta tantissimo l’ambientazione e i personaggi, lo consiglio agli amanti del genere e delle “storie al limite”.
La curiosità è necessaria se si vuole conoscere la verità, sia essa terrificante o no.
La sorellanza, Christina Dalcher
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