Tra il fatalismo stoico e l’ “impermanenza” buddista, adesso prendeva la vita per quello che era: qualcosa di assolutamente precario e instabile, un processo in perpetua evoluzione. Niente era immutabile, men che meno la felicità. Fragile come il vetro, non doveva essere data per scontata, visto che spesso durava solo un’istante.
Aspettando domani, Guillaume Musso
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