Siamo a Berlino, anni 2000.
Chi racconta e’ Ann, figlia del presunto killer dei nastri rossi, che ha rapito ed ucciso 9 bambine nell’arco di 13 anni. Il papà, Walter Lesniak, professore universitario berlinese,
noto antropologo.
Ann, che crede fermamente nell’innocenza del padre, lavora in un fast food, per occupare la mente che altrimenti si abbandonerebbe alla disperazione; per viltà o egoismo si inventa di avere una figlia, per aver la possibilità di essere qualcun altro e non la figlia del padre.
Prova un dolore lancinante, un dolore che lacera ogni parte del corpo, che fa sussultare il cuore e impazzire il cervello. La figlia di colui che tutti credono un assassino, con un modus operandi ben preciso.
Decide di cominciare a indagare, capire cosa realmente e’ successo. Suo padre non è un assassino, ne ha la certezza. Aiutata da un amico giornalista, intraprenderà una strada che la porterà a conoscere i lati più oscuri dell’Animo umano. (E laddove polizia, indagini non erano arrivati. Questo lascia un po’ perplessi, ma e’ un libro, una storia inventata e va bene così).
Un thriller psicologico, con un “finale riflessivo” che ci trascina nel mondo delle emozioni e tocca ogni coscienza.
“Dovremmo essere grati per il potere delle nostre emozioni, quelle positive necessarie per il percorso di crescita di ognuno e ahimè quelle negative” parole di Romy Hausmann.
