Vincitrice del Premio Campiello, Accabadora e’ un piccolo capolavoro, breve ma intenso, di Michela Murgia, che ho imparato ad apprezzare con il suo podcast “Morgana”.
Negli anni cinquanta, in una antica Sardegna, fatta di leggende e tradizioni, la piccola Maria e Tzia Bonaria vivono come madre e figlia, anche se tali non sono. Maria è una “filla de anima” , come i bambini “generati due volte, dalla povertà di una donna e dalla sterilità dell’altra”.
L’accabadora è colei che, solo se voluto e quando non c’è più nulla da fare, concede una morte dignitosa al malato.
Il libro affronta un tema delicato, combattuto, urgente e profondo come l’eutanasia. E lo fa con una delicatezza senza confini, con un linguaggio aulico, senza fronzoli, con colloqui scarni ed essenziali.
Un libro potente e penetrante.

Romanzo molto bello (l’ho recensito il 18 ottobre del 2010) che ora è tornato di stringente attualità.
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Io non lo conoscevo, l’ho scoperto grazie ad un podcast sui libri che seguo e l’ho trovato veramente bellissimo!
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